Credo che a tutti voi tornano alla mente le parole dei nostri Genitori, quando da piccoli ci dicevano <<essere genitori è il mestiere più difficile>>. E così il tempo passa e si diventa a nostra volta Genitori, una parte della nostra vita così importante difficile, faticosa ma quella che dà un senso ad essa e TANTA TANTA GIOIA! I nostri Figli crescono e con loro, le richieste ed arriva quel fatidico giorno che ci domandiamo se è giusto o sbagliato dire NO ad alcune richieste...
Negli ultimi anni pedagogisti e psicologi di fama internazionale si sono soffermati, sempre più spesso e sempre più preoccupati, a considerare i risultati di un educazione troppo permissiva dei giovani d’oggi, individuando come uno dei problemi fondamentali il fatto che i genitori non sanno più dire di no ai propri figli: questo perché una contrapposizione netta con i figli crea dubbi, ansietà e sensi di colpa (soprattutto in genitori poco presenti), e anche perché è faticoso e comporta delle responsabilità educative che non ci si vuole più prendere (diciamo la verità, accontentare i loro capricci è più comodo e ce lo possiamo permettere anche economicamente). C’è una sorta di impotenza di fronte al bambino che non vuol mangiare, non vuol dormire nel suo letto, vuole un determinato giocattolo...o all’adolescente che risponde male, non rispetta l’orario di rientro a casa (tanto sa che resterà impunito), che vuole a tutti i costi il pantalone firmato...
Questa assenza di norme e regole fa sentire i figli soli, senza guida nelle varie tappe della loro crescita con tutti i problemi che ne conseguono: bambini di due-tre anni travolti dalla loro stessa aggressività, con problemi di insonnia o di alimentazione e di distacco dai genitori (soprattutto dalla madre); bambini con disturbi dell’apprendimento e malesseri psicosomatici; e soprattutto una diffusa incapacità a tollerare le frustrazioni e la sofferenza che si estende dall’infanzia all’adolescenza (e oltre!). Dunque dobbiamo re-imparare a dire di “no”! E non parlo di quei “no” che offendono e limitano la libertà, bensì di quelli che accrescono la libertà perchè insegnano ai figli a non essere schiavi del superfluo, a diventare responsabili, a conquistarsi le cose e quindi ad avere più fiducia in sé stessi e a raggiungere la giusta autonomia. Concludo con qualche breve consiglio pratico: educhiamo i figli a seguire delle regole fin da piccoli, poche, adeguate all’età, semplici (e da mantenere con coerenza e unità da parte dei genitori); insegnamogli il rispetto per i genitori; lasciamo che si conquistino le cose con un minimo di sforzo; insegnamo, anche attraverso la punizione se necessario,che ogni azione ha le sue conseguenze. Tutto questo deve però avvenire in un clima di allegria, confidenza e gioco (anche il gioco ha le sue regole).
Ogni età ha i suoi "no" Nei più piccoli (0-2 anni) i "no" devono essere decisi e perentori senza spiegazioni perchè in questa fase i divieti riguardano quasi sempre azioni pericolose tipo infilare le dita nelle prese, toccare i fornelli, ecc. Dai 3 ai 5 anni la regola va motivata, a questa età commettono volutamente delle violazioni di comportamento per esplorare il mondo e acquistare identità e autonomia, mettendosi in pericolo. Ecco perchè bisogna spiegare, senza dilungarsi troppo, le possibili conseguenze di certe azioni e l'importanza di determinate regole, passando dal "no punto e basta" al "no perchè...". Dai 6 anni ai 10 anni servono valida ragioni, a questa età diventano più motivati a rispettare delle regole e ne capiscono il significato, perciò è meglio spendere qualche parola in più, trasformando il "no" in un "si, ma". La strategia giusta per farsi ascoltare, è far capire al bambino che mamma e papà accolgono il desiderio e lo capiscono ma non possono esaudirlo per varie ragioni.
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